Non ricordo come ho trovato il tuo “odio gli psicologi” , fatto sta che il tuo blog è ormai nei preferiti del mio internet, quest’ultima lettera all’ansia mi ha conquistato. Mi piace molto il tuo modo di comunicare e di unire pian piano e per davvero la psicologia alla vita quotidiana, mescolando il tutto perfettamente come quando si fa il ciambellone. Vediamo se troverò anche io la mia modalità di espressione di tutto quello che per ora tengo relegato nelle note del mio telefono, intanto…daje così da un’ altra psicologa romana con la nostalgia degli anni ’90.
Cara Giulia, che bello quello che mi dici, grazie!!! Sai, la mia era ed è davvero una scommessa. Ogni volta che mi rendo conto che non sto qui a fare soliloqui con lo schermo ma quello che dico arriva a qualcuno, in un luogo qualunque e in un modo qualunque, beh, io un po’ mi emoziono 🙂 Di esperimenti ne ho provati vari e posso ammettere che, come hai detto tu, tutto sta nel trovare la modalità. Potremmo dire nel trovare la teglia giusta in cui mescolare gli ingredienti che poi andranno nel forno. Non so quale sia stata la goccia che mi ha fatto prendere coraggio e concentrazione ma, come spesso succede, credo che sia stata la rottura di palle di pensare di non saperlo fare prima di provarci. O forse è stato il tatuaggio con cui mi sono fasciata il braccio destro che ogni volta che lo vedo penso che se non gli dessi retta mi verrebbe un coccolone di incoerenza. In tutti questi casi il modo migliore arriva quando sei pronta, chiudi gli occhi e ti lanci dall’altra parte del muretto. Perché se provarci è difficile, non provarci per niente è un rimpianto più difficile ancora. Trova la tua teglia a forma di quello che più ti piace e mettici dentro le tue parole che no, non sono mai solo parole. Un abbraccio, Olimpia.
P.S. Sapessi quante note sul telefono pure io! Anche se a rileggerle mi sento come quando prendevo appunti pieni di abbreviazioni e poi mi chiedevo ma che volevo di’? 🙂
Olimpia Parboni Arquati 
Non ricordo come ho trovato il tuo “odio gli psicologi” , fatto sta che il tuo blog è ormai nei preferiti del mio internet, quest’ultima lettera all’ansia mi ha conquistato. Mi piace molto il tuo modo di comunicare e di unire pian piano e per davvero la psicologia alla vita quotidiana, mescolando il tutto perfettamente come quando si fa il ciambellone. Vediamo se troverò anche io la mia modalità di espressione di tutto quello che per ora tengo relegato nelle note del mio telefono, intanto…daje così da un’ altra psicologa romana con la nostalgia degli anni ’90.
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Cara Giulia, che bello quello che mi dici, grazie!!! Sai, la mia era ed è davvero una scommessa. Ogni volta che mi rendo conto che non sto qui a fare soliloqui con lo schermo ma quello che dico arriva a qualcuno, in un luogo qualunque e in un modo qualunque, beh, io un po’ mi emoziono 🙂 Di esperimenti ne ho provati vari e posso ammettere che, come hai detto tu, tutto sta nel trovare la modalità. Potremmo dire nel trovare la teglia giusta in cui mescolare gli ingredienti che poi andranno nel forno. Non so quale sia stata la goccia che mi ha fatto prendere coraggio e concentrazione ma, come spesso succede, credo che sia stata la rottura di palle di pensare di non saperlo fare prima di provarci. O forse è stato il tatuaggio con cui mi sono fasciata il braccio destro che ogni volta che lo vedo penso che se non gli dessi retta mi verrebbe un coccolone di incoerenza. In tutti questi casi il modo migliore arriva quando sei pronta, chiudi gli occhi e ti lanci dall’altra parte del muretto. Perché se provarci è difficile, non provarci per niente è un rimpianto più difficile ancora. Trova la tua teglia a forma di quello che più ti piace e mettici dentro le tue parole che no, non sono mai solo parole. Un abbraccio, Olimpia.
P.S. Sapessi quante note sul telefono pure io! Anche se a rileggerle mi sento come quando prendevo appunti pieni di abbreviazioni e poi mi chiedevo ma che volevo di’? 🙂
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