Ormai ti vesti di rosso solo a Capodanno: il maglione con la renna, l’intimo da battaglia e via col trenino: è lontano quel giorno in cui di brindisi, fiori, abbracci e baci perché ti sei laureato in Psicologia. Di colpo sono svanite le notti insonni prima degli esami, le matasse di fotocopie e gli appunti del vicino che erano sempre più belli.

Il neolaureato in Psicologia si evolve accantonando la cara vecchia moka, fida compagna dei pomeriggi di cazzeggio con i coinquilini e delle nottate a dormire con la testa sui libri. Al suo posto è comparsa la macchinetta automatica o il bancone del bar dirimpetto, perché un anno di tirocinio è come un anno di leva: in molti casi si fa tutto tranne che aiutare le persone e spesso il gesto più empatico è ricordare quale collega prende il caffè amaro.

Nemmeno il tempo di rilassarsi che, racimolate le firme del tirocinio che ci si ritrova di fronte all’Esamone. Ma chi si ricorda più come si studiava? Come si riempiva la moka?

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